Viene accolto sul sagrato della basilica di Santo Stefano Maggiore da tanti migranti delle 39 diverse Comunità cattoliche diffuse sull’intero territorio della Diocesi. È il cardinale Scola che, dal 2014, ha scelto di celebrare la Festa delle Genti nella Solennità di Pentecoste e che, in questo anno, vive il momento con i migranti, concludendo la Visita pastorale a loro dedicata.
Il canto eseguito dalla Comunità brasiliana, la preghiera e lo scambio della pace introducono l’incontro aperto dall’indirizzo di saluto del vicario episcopale di settore, monsignor Luca Bressan che, in mattinata, sempre in “Santo Stefano”, aveva presieduto la Messa concelebrata dai Cappellani delle etnie. «A nome della Diocesi vi ringrazio per tutta la gioia e la forza della fede che ci portate. È davvero un dono dello Spirito esserci incontrati e crescere insieme», dice.
Don Alberto Vitali, responsabile della Pastorale dei Migranti e loro parroco, spiega la natura del dialogo che si articola dopo poco, come momento di chiusura della Visita pastorale, iniziata lo scorso 15 gennaio (nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato), con un’assemblea intercomunitaria. Poi, fino a marzo, la riflessione interna alle Comunità, sulla traccia di una scheda di lavoro intitolata “Fede e vita quotidiana”, nella quale erano elencate alcune tematiche-chiave: da qui ancora un percorso di consultazioni con i Cappellani e i responsabili diocesani, per arrivare, infine, alla stesura di alcune valutazioni su 5 ambiti specifici: la Comunità, le nuove generazioni (forse il più sentito), la famiglia, la carità, la religiosità. Gli stessi proposti al Cardinale attraverso brevi interventi letti da altrettanti migranti di differenti provenienze ed età, tanto che, ad esempio, a parlare di giovani è Mirko del gruppo giovanile dei migranti della Zona pastorale IV e ad approfondire i contesti familiari è Iroma Fernando, di origine srilankese, da 35 anni in Italia, sposata con 3 figli che vivono in Australia.
L’intervento del Cardinale: il senso della Comunità
Dopo aver ascoltato positività e difficoltà interviene l’Arcivescovo. «Le vostre relazioni sono brevi, ma complete, contenendo tutti i principali problemi che riguardano i vari aspetti della vita. Queste due caratteristiche sono espressione del buon lavoro che avete fatto nelle singole Comunità. Avete preso molto sul serio la Visita pastorale che, come mostra questa assemblea ecclesiale che è un prolungamento dell’Eucaristia, sta dando in noi un frutto», osserva subito Scola.
Viene ricordata la Pentecoste: «Come il canto iniziale ci ha suggerito, lo Spirito del Risorto è sopra di noi, in noi, tra di noi. Ecco perché questa assemblea non è una riunione, ma un fatto di quella Chiesa a cui noi tutti apparteniamo. La vostra difficile esperienza, prima di tutto, lasciando il vostro Paese e, poi, inserendovi in una realtà di diversa cultura, pur mantenendo il contatto con le radici familiari, è una prova grande. Per questo il senso di comunità è stato per voi una grande compagnia», sottolinea l’Arcivescovo, parafrasando quanto detto da Rosivel Carbonel, di origine filippina con una figlia che studia Medicina a Londra, portavoce del tema “Comunità”.
«Il senso di appartenenza alla Chiesa è arricchito e reso più bello proprio da ciò lo Spirito, nella Pentecoste, ha generato: Lui è il maestro delle diversità, ma, nello stesso tempo, dell’unità. Vedervi qui, provenienti da 39 Comunità vitali della nostra Diocesi, offre il senso dell’armonia e della comunione che lo Spirito sta ancora generando nelle nostre Chiese».
Chiaro il riferimento al legame con la Chiesa di Milano: «Tutti dobbiamo prendere sul serio il rapporto tra le vostre realtà e la Diocesi: è inevitabile che questo rapporto abbia bisogno di molto tempo per maturare, incontrando delle difficoltà. Avete detto che il rapporto è positivo, ma scarsamente spontaneo, quindi c’è ancora tanto cammino da fare. È pur vero che le Comunità che stanno vivendo il vostro essere tra noi faticano ancora ad accettare tutto il bene e il positivo che può venire dalla vostra storia, cultura e positività, ma, come Arcivescovo, vi invito a non fermarvi su questo punto e a proseguire».
«Le nuove generazioni, soprattutto, sono quelle che devono lentamente favorire l’integrazione che non deve smarrire l’identità che vi caratterizza. Siete un fattore decisivo e un grande dono per noi ambrosiani e lombardi, per la costruzione del nuovo fedele e cittadino europeo: dovete essere coscienti dell’importanza della presenza di ciascuno di voi che è necessaria per il bene della Chiesa di oggi e del futuro e della società».
Famiglia e Giovani
Il richiamo è al ruolo fondamentale della famiglia «che fa maturare il valore del rapporto tra l’uomo e la donna e tra le generazioni. Vi invito a sostenere la famiglia, ispirandovi alla proposta che la Chiesa vi fa, a vivere, fin da giovani, il rapporto tra uomo e donna in maniera costruttiva e a essere vicini, con carità e condivisione, a tutte le famiglie che sono in difficoltà».
Anche nelle nostra società secolarizzare la famiglia rimane la stella del mattino, scandisce Scola di fronte ai migranti che, nel loro documento finale, hanno espresso alcune critiche severe e sul modo di vivere il legame familiare “nel contesto secolarizzato e a-valoriale dell’Occidente”. «Vogliamo essere promotori e custodi di una famiglia fondata sull’amore fedele, indissolubile e aperto alla vita tra un uomo una donna».
Infine i giovani, la carità e la religiosità.
«Voi ragazzi avete davanti la vita come una grande prateria verde, ma l’importante è sapere per chi si vive. Sono convinto che, da questo punto di vista, avete molto da insegnare ai coetanei italiani. Il futuro di questa grande città ha bisogno di energie nuove, quindi, non abbiate paura. E, voi genitori, imparate a dare ai figli la libertà che responsabilizza, accompagnandoli, ma trattandoli come persone che tendono al bene».
«Dobbiamo educarci alla carità, sull’esempio dell’amore gratuito di Cristo, vivendola, come disse il beato Paolo VI istituendo la Caritas. Per esempio, sarebbe bello che una Comunità condividesse il bisogno, anche semplice, di anziani, magari milanesi purosangue. Dovete essere orgogliosi delle vostre tradizioni, non abbandonarle, in modo che questa religiosità popolare arricchisca tutti. La fede nasce dall’incontro con Gesù e passa attraverso i testimoni. Siate segno di una vita bella, buona e piena».
Poi, dopo il grazioso ballo di alcune ragazze dello Sri Lanka nei tipici costumi (alla fine anche un gruppo di equadoregni saluta il Cardinale con una danza tradizionale), la breve processione verso l’altare con l’effigie della Madonna Pellegrina, voluta dal cardinale Schuster nel 1947 e assai venerata in Diocesi. È lì, dopo la preghiera mariana, che il pensiero torna alle tragedie di queste ore, come l’ultimo attentato a Londra: «Che la Madonna ci liberi da questi fatti efferati», preghiamo perché il terrorismo venga sconfitto e per una società capace di diventare «luogo di pace, ordine mondiale, giustizia ed equità».
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