Venne tra i suoi
«Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv1,11). Così sta scritto nel prologo di Giovanni, quel meraviglioso inno che apre il più difficile e affascinante dei vangeli, testo che si legge nel rito ambrosiano nella Notte di Natale.
«Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe»
Con rime piacevoli e dolce incanto Guido Gozzano riprendeva nella nota sua poesia lo stesso tema, accennato nel prologo giovanneo e su cui la tradizione natalizia ha abbondantemente romanzato. Giuseppe e Maria non avrebbero trovato un posto dove riposare, dove potesse nascere il bambino Gesù.
In realtà queste parole (Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto) non riassumono solo l’esperienza dolorosa dei due giovani sposi, rifiutati là dove pensavano di trovare accoglienza, ma sono cifra sintetica della vita di Gesù Cristo, venuto nel suo popolo che l’attendeva da secoli e rifiutato proprio da coloro che lo avrebbero dovuto riconoscere. E forse potrebbero assurgere a giudizio di Dio sul nostro mondo attuale. Un mondo dove i muri sono sempre più alti e le differenze sono foriere di sempre maggiori diffidenze. Un’Europa in cui Cristo è sempre più straniero ed in cui le luci del Natale luccicano abusivamente, a prescindere dal Festeggiato. Continuate pure la riflessione con altri esempi.
Eppure … Eppure anche oggi Gesù si fa vicino e vuole essere nostro ospite, è sull’uscio e mendica attenzione: «Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Gesù mendica la nostra preghiera, desidera che riempiamo di preghiera le nostre case; mendica la nostra carità, vuole che non ci dimentichiamo dei poveri e li accogliamo con amore sapendo che stiamo accogliendo lui.
«A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv 1,12-13).
Se avremo il coraggio di aprire la porta di casa al nostro vicino, potremo sperimentare la gioia della fraternità che solo quel “buon vicinato”, che il nostro Arcivescovo Mario ci ha indicato, può costruire.
Se oseremo dedicare “la decima” delle nostre parole, delle nostre ore, del nostro sport, del nostro studio a chi ci sta vicino e ha più bisogno di noi, potremo sperimentare la gioia della gratuità. L’Arcivescovo ce l’ha chiesto nel discorso di S. Ambrogio. Ma stiamo iniziando a farlo?
Se riusciremo a dedicare tempo a Dio e alla preghiera, se avremo il coraggio di vivere il sacramento della Confessione con sincerità, gusteremo la vera felicità che Cristo sta preparando per noi. Comprenderemo con gioia che cosa significa essere e diventare sempre più “figli di Dio”.
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Letteralmente si potrebbe anche tradurre “venne ad abitare in noi”. Questo “in” allude a molte tematiche: il tema mistico dell’inabitazione della Trinità, la profondità della Comunione in cui l’uomo si inabissa in Dio, ma al tempo stesso la verità della comunione che trasforma la Chiesa in comunità dove si può sperimentare l’amicizia, l’accoglienza, il perdono e l’amore vero. “Fare la comunione” il giorno di Natale non può e non deve essere altra cosa. Angelo Silesio, nel suo Il Pellegrino cherubico, scrisse: «Dipende solo da te: Ah, potesse il tuo cuore diventare una mangiatoia! Dio nascerebbe bambino di nuovo sulla terra».
Per fare questo, dobbiamo riscoprire la piccolezza e amare l’infanzia spirituale. Scriveva ancora il Silesio: «Dio si rinchiude, cosa inaudita, in piccolezza di bimbo: / Ah, come vorrei esser un bimbo in questo bimbo! ».
È questo il mio augurio: diventiamo piccoli perché possa rinascere Cristo nella nostra vita e nella nostra comunità. Buon Natale!
Avvisi 24 dicembre – 7 gennaio
Caro Don Luca
ho letto con gioia il suo augurio e spero dal profondo del mio cuore di poter sempre aprire la mia porta a Gesù e di essere testimone fedele della sua parola. Essere bimbi anche da adulti, volare liberi come farfalle per giungere a tutti senza pregiudizi ma con la forza dell’amore per Dio con umiltà verso i nostri fratelli pregando assiduamente, essere misericordiosi , caritatevoli perdonando anche chi ci ha ferito. Questo è quello che mi ripropongo oggi di impegnarmi ancora di più ad amare veramente con il cuore.
Buon Natale!
mi permetto di riportare le parole di Madre Teresa di Calcutta per augurare a tutta la comunità BUON NATALE!
E’ Natale
E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della Società.
E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.