In San’Agata busti di profeti. Non di personaggi viscontei
Alla fine del 1995, in occasione del 450° anniversario della chiesa di Sant’Agata a Basiglio, il parroco di Milano tre don Franco Cecchin mi chiese di fare ricerche nella storia di questo piccolo borgo agricolo della Bassa milanese divenuto ormai un centro popoloso e ricco, addirittura il più ricco d’Italia, stando alle denunce dei redditi dei suoi
8.000 e passa abitanti.
Scavare nella storia di Basiglio non era impresa facile. Per un semplice motivo: nessuno l’aveva fatto prima e non c’erano pubblicazioni in questo senso. C’erano, però, oltre al sottoscritto, giovani appassionati di ricerche storiche, pronti a darsi da fare.
Eccone i nomi: Teresa Arduini, Gabriella Forni, Lorena Losego e Angela Trivigno. Ci riunimmo e mi fu affidato il compito di coordinare l’opera. Ne venne fuori un libro dal titolo “Basiglio Ieri e Oggi” di nemmeno cento pagine, ma impreziosito dalla prefazione dell’allora arcivescovo Carlo Maria Marini. Quest’ultimo scrisse di contare molto su di noi “e sull’azione dello Spirito Santo”. Ebbene, possiamo dire che lo Spirito Santo raccolse la raccomandazione, visto che quel libretto incoraggiò da allora ricerche più approfondite e molto interessanti, come quelle che portarono a termine i bravissimi Mario Traxino e Brunello Maggiani su vari aspetti della nostra storia.
Il piccolo libro “Basiglio Ieri e Oggi” fu redatto in poco tempo. Di conseguenza, a causa della fretta, ci scappò un errore proprio a proposito della chiesa di Sant’Agata. Nel capitolo intitolato “Stemmi e busti viscontei”, a pagina 37, si legge che dietro l’altare maggiore, addossati al muro “spiccano cinque busti di stucco, che sono ritratti viscontei”.
Così si erano espressi gli abitanti di Basiglio cui avevamo chiesto lumi sui busti. Poiché nella chiesa vi sono raffigurati due stemmi viscontei con tanto di ‘biscione’, era comprensibile identificare i busti di stucco con i Visconti, che a Basiglio ebbero, fra l’altro, possedimenti. Invece no, non si tratta di personaggi appartenenti alla famiglia dei Visconti, ma, con ogni probabilità, di antichi profeti.
L’errore è rimasto per ben 25 anni. Non se ne accorsero i ricercatori che dal 1996 in poi indagarono sul passato di Basiglio, e nemmeno i cronisti che pubblicarono recensioni del libro.
L’errore saltò fuori per merito del nostro don Luca Broggi, un parroco a 360 gradi, capace di eccellere in campo liturgico, nell’organizzazione delle attività, dalla catechesi all’oratorio, dalla consulenza di una psichiatra professionista alla manutenzione delle due chiese e anche nella gestione dei conti. L’ottimo don Luca, dopo aver letto il libro “Basiglio ieri e oggi”, incuriosito dai cinque ritratti scolpiti, cercava di individuarne i nomi, anche perché uno di loro aveva un copricapo che gli parve molto simile a quello portato da Filippo Maria Visconti, figlio di Gian Galeazzo fondatore del Duomo di Milano. Si rivolse allora a Luca Frigerio, che cura i mezzi di informazione della diocesi di Milano, grande esperto del patrimonio di arte sacra in Italia, autore di libri e trasmissioni televisive.
Frigerio guardò le foto dei personaggi immortalati in Sant’Agata e disse che, secondo lui, non di Visconti si trattava, ma di profeti, come quelli che si trovano nella Certosa di Pavia. Qui don Luca interpellò due monaci, e uno di loro, don Giorgio, confermò l’opinione di Frigerio: “No, senza dubbio non sono ritratti viscontei ma profeti, come quelli che ci sono qui alla Certosa, inseriti in decine di tondi”.
Almeno uno (se non due) dei profeti di Sant’Agata, porta in capo una corona: forse Davide o Salomone, che furono re. Le ricerche storiche non sono mai brevi e non lo è nemmeno quella imboccata da don Luca, che ora si ripromette di rivolgersi a una professoressa di Pavia esperta di storia dell’arte. Fra breve avremo la conclusione di questa indagine. Che dire? Che l’auspicata opera dello Spirito Santo non si ferma mai, nemmeno in un paesino della Bassa milanese.
Mario Natucci
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