Matrimonio

Che cos’è il Matrimonio?

La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell’ uomo e della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Malgrado i numerosi mutamenti che ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie culture, strutture sociali e attitudini spirituali, esiste in tutte le culture un certo senso della grandezza dell’unione matrimoniale, sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza.

Dio, che ha creato l’uomo per amore, lo ha anche chiamato all’amore, vocazione fondamentale e innata di ogni essere umano. Come dice la Genesi, l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, che «è amore». Avendolo Dio creato uomo e donna, il loro reciproco amore diventa un’immagine dell’amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l’uomo. È cosa buona, molto buona, agli occhi del Creatore.

Che l’uomo e la donna siano creati l’uno per l’altro, lo afferma la Sacra Scrittura: «Non è bene che l’uomo sia solo » (Gn 2,18). La donna, «carne della sua carne», sua eguale, del tutto prossima a lui, gli è donata da Dio. «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2,24). Che ciò significhi un’unità indefettibile delle loro due esistenze, il Signore stesso lo mostra ricordando quale sia stato, «da principio», il disegno del Creatore: «Così che non sono più due, ma una carne sola», come è scritto nel Vangelo di Matteo.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1603-1605

Che cos’ha detto Gesù del Matrimonio?

Alle soglie della sua vita pubblica, Gesù compie il suo primo segno – su richiesta di sua Madre – durante una festa nuziale (vedi il racconto delle nozze di Cana nel Vangelo di San Giovanni 2,1-11). La Chiesa attribuisce una grande importanza alla presenza di Gesù alle nozze di Cana. Vi riconosce la conferma della bontà del matrimonio e l’annuncio che ormai esso sarà un segno efficace della presenza di Cristo.

Nella sua predicazione Gesù ha insegnato senza equivoci il senso originale dell’unione dell’uomo e della donna, quale il Creatore l’ha voluta all’origine: il permesso, dato da Mosè, di ripudiare la propria moglie, era una concessione motivata dalla durezza del cuore; l’unione matrimoniale dell’uomo e della donna è indissolubile: Dio stesso l’ha conclusa. «Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi»: sono parole di Gesù nel Vangelo di Matteo (Mt 19,6).
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1613-1614

Che cos’è il Matrimonio come sacramento?

I sacramenti sono segni sensibili ed efficaci della grazia, istituiti da nostro Signore Gesù Cristo per santificarci . Il sacramento del Matrimonio è uno dei sette sacramenti istituiti da Gesù Cristo, che, quando si riceve con le disposizioni adeguate, dà la grazia – un aiuto soprannaturale – per viverlo cristianamente.

L’inequivocabile insistenza di Gesù sull’indissolubilità del vincolo matrimoniale ha potuto lasciare perplessi e apparire come un’esigenza irrealizzabile. Tuttavia Gesù non ha caricato gli sposi di un fardello impossibile da portare e troppo gravoso. Venendo a ristabilire l’ordine iniziale della creazione sconvolto dal peccato, Gesù attraverso il sacramento del Matrimonio dona la forza e la grazia per vivere il matrimonio nella nuova dimensione del regno di Dio. Questa grazia del Matrimonio cristiano è un frutto della croce di Cristo, sorgente di ogni vita cristiana.

È ciò che l’Apostolo Paolo lascia intendere quando dice: «Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa» , e aggiunge subito: « “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola”. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!».
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1615-1616

Come si celebra il Matrimonio?

Secondo la tradizione latina, sono gli sposi a conferirsi mutuamente il sacramento del Matrimonio esprimendo davanti ad un rappresentante della Chiesa il loro consenso. Gli sposi sono quindi i ministri del sacramento.

Il sacerdote (o il diacono) che assiste alla celebrazione del Matrimonio accoglie il consenso degli sposi a nome della Chiesa e dà la benedizione della Chiesa. La presenza del ministro della Chiesa (e anche dei testimoni) esprime visibilmente che il Matrimonio è una realtà ecclesiale.
È per questo motivo che la Chiesa normalmente richiede per i suoi fedeli la forma ecclesiastica della celebrazione del Matrimonio. Diverse ragioni concorrono a spiegare questa determinazione:
— il Matrimonio sacramentale è un atto liturgico. È quindi conveniente che venga celebrato nella liturgia pubblica della Chiesa;
— il Matrimonio crea diritti e doveri nella Chiesa, fra gli sposi e verso i figli;
— poiché il Matrimonio è uno stato di vita nella Chiesa, è necessario che vi sia certezza sul Matrimonio (da qui l’obbligo di avere dei testimoni);
— il carattere pubblico del consenso protegge il consenso una volta dato e aiuta a rimanervi fedele.

Nel rito latino, la celebrazione del Matrimonio tra due fedeli cattolici ha luogo normalmente – ma non necessariamente – durante la santa Messa. Nell’ Eucaristia si realizza il memoriale della Nuova Alleanza, nella quale Cristo si è unito per sempre alla Chiesa, sua diletta Sposa per la quale ha dato se stesso.

Poiché il Matrimonio è un sacramento, gli sposi debbono disporsi a ricevere la grazia. Conviene quindi che si preparino bene alla celebrazione del loro Matrimonio ricevendo il sacramento della Penitenza.

In questo sacramento gli sposi ricevono lo Spirito Santo come comunione d’amore di Cristo e della Chiesa. Lo Spirito Santo è il sigillo dell’alleanza degli sposi, la fonte sempre generosa del loro amore, la forza con la quale si rinnoverà la loro fedeltà.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1621-1632

Quale è l’aspetto essenziale della celebrazione del Matrimonio? Che cos’è il consenso matrimoniale?

I protagonisti dell’alleanza matrimoniale sono un uomo e una donna battezzati, liberi di contrarre il matrimonio e che esprimono liberamente il loro consenso. «Essere libero» vuol dire:
— non subire costrizioni;
— non avere impedimenti in base ad una legge naturale o ecclesiastica.

La Chiesa considera lo scambio del consenso tra gli sposi come l’elemento indispensabile «che costituisce il Matrimonio». Se il consenso manca, non c’è Matrimonio.

Il consenso consiste in un «atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono». «Io prendo te come mia sposa…»; «Io prendo te come mio sposo…» (Rito della celebrazione del Matrimonio, 62). Questo consenso che lega gli sposi tra loro trova il suo compimento nel fatto che i due diventano «una carne sola».

Il consenso deve essere un atto della volontà di ciascuno dei contraenti, libero da violenza o da grave costrizione esterna. Nessuna potestà umana può sostituirsi a questo consenso. Se tale libertà manca, il Matrimonio è invalido.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1625-1628

Ci può essere un Matrimonio-sacramento nullo? Quali sono i motivi che rendono nullo un Matrimonio?

Per mancanza di libertà (o per altre cause che rendono nullo e non avvenuto il Matrimonio), la Chiesa può, dopo esame della situazione da parte del tribunale ecclesiastico competente, dichiarare «la nullità del Matrimonio», vale a dire che il Matrimonio non è mai esistito.

Perché il «Sì» degli sposi sia un atto libero e responsabile, e l’alleanza matrimoniale abbia delle basi umane e cristiane solide e durature, la preparazione al Matrimonio è di fondamentale importanza.
– L’esempio e l’insegnamento dati dai genitori e dalle famiglie restano il cammino privilegiato di questa preparazione.
– Il ruolo dei Pastori e della comunità cristiana come «famiglia di Dio» è indispensabile per la trasmissione dei valori umani e cristiani del matrimonio e della famiglia, tanto più che nel nostro tempo molti giovani conoscono l’esperienza di focolari distrutti che non assicurano più sufficientemente questa iniziazione.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1625-1632

Quali sono gli effetti del sacramento del Matrimonio?

Il consenso, mediante il quale gli sposi si donano e si ricevono mutuamente, è suggellato da Dio stesso (cfr. Mc 10,9). Il vincolo matrimoniale è dunque stabilito da Dio stesso, così che il Matrimonio concluso e consumato tra battezzati non può mai essere sciolto. Questo vincolo, che risulta dall’atto umano libero degli sposi e dalla consumazione del matrimonio, è una realtà ormai irrevocabile e dà origine ad un’alleanza garantita dalla fedeltà di Dio. Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa disposizione della sapienza divina.

La grazia propria del sacramento del Matrimonio è destinata a perfezionare l’amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù di questa grazia essi «si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale, nell’accettazione e nell’educazione della prole».

Cristo è la sorgente di questa grazia. «Come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un Patto di amore e di fedeltà, così ora il Salvatore degli uomini e Sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del Matrimonio». Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri, e di amarsi di un amore soprannaturale, tenero e fecondo. Nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una pregustazione del cielo.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1639-1642

Matrimonio per tutta la vita? Che cos’è l’amore coniugale?

«L’amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le componenti della persona – richiamo del corpo e dell’istinto, forza del sentimento e dell’affettività, aspirazione dello spirito e della volontà –; esso mira a una unità profondamente personale, quella che, al di là dell’unione in una sola carne, conduce a non fare che un cuore solo e un’anima sola; esso esige l’indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva e si apre sulla fecondità. In una parola, si tratta di caratteristiche normali di ogni amore coniugale, ma con un significato nuovo che non solo le purifica e le consolida, ma anche le eleva al punto di farne l’espressione di valori propriamente cristiani».

L’amore degli sposi esige, per sua stessa natura, l’unità e l’indissolubilità della loro comunità di persone che abbraccia tutta la loro vita: «Così che non sono più due, ma una carne sola». Questa comunione umana è confermata, purificata e condotta a perfezione mediante la comunione in Cristo Gesù, donata dal sacramento del Matrimonio. Essa si approfondisce mediante la vita di comune fede e mediante l’Eucaristia ricevuta insieme.

L’amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile. È questa la conseguenza del dono di se stessi che gli sposi si fanno l’uno all’altro. L’amore vuole essere definitivo. Non può essere qualcosa di passeggero.

La motivazione più profonda si trova nella fedeltà di Dio alla sua Alleanza, di Cristo alla sua Chiesa. Dal sacramento del Matrimonio gli sposi sono abilitati a rappresentare tale fedeltà e a darne testimonianza. Dal sacramento, l’indissolubilità del Matrimonio riceve un senso nuovo e più profondo.

Può sembrare difficile, persino impossibile, legarsi per tutta la vita a un essere umano. È perciò quanto mai necessario annunciare la Buona Novella che Dio ci ama di un amore definitivo e irrevocabile, che gli sposi sono partecipi di questo amore, che egli li conduce e li sostiene, e che attraverso la loro fedeltà possono essere testimoni dell’amore fedele di Dio.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1643-1648

E i figli?

«I figli sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori. Lo stesso Dio che disse: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gn 2,18) e che “creò all’inizio l’uomo maschio e femmina” (Mt 19,4), volendo comunicare all’uomo una certa speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l’uomo e la donna, dicendo loro: “Crescete e moltiplicatevi” (Gn 1,28). Di conseguenza la vera pratica dell’amore coniugale e tutta la struttura della vita familiare che ne nasce, senza posporre gli altri fini del matrimonio, a questo tendono che i coniugi, con fortezza d’animo, siano disposti a cooperare con l’amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia».

I genitori sono i primi e principali educatori dei loro figli. In questo senso il compito fondamentale del matrimonio e della famiglia è di essere al servizio della vita.

I coniugi ai quali Dio non ha concesso di avere figli, possono nondimeno avere una vita coniugale piena di senso, umanamente e cristianamente. Il loro matrimonio può risplendere di una fecondità di carità, di accoglienza e di sacrificio.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1652-1654

Che cosa significa “Chiesa domestica”?

Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla santa Famiglia di Giuseppe e di Maria. La Chiesa non è altro che la «famiglia di Dio».

Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. È per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando un’antica espressione, chiama la famiglia Chiesa domestica. È in seno alla famiglia che «i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l’esempio».

È qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, «con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l’abnegazione e l’operosa carità». Il focolare è così la prima scuola di vita cristiana e «una scuola di umanità più ricca». È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l’amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l’offerta della propria vita.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1655-1658

La Chiesa ammette la separazione dei coniugi?

Esistono situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1649